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venerdì 20 novembre 2009

Marsiglia, prorompente modernità


Basta con l’atmosfera noir e i vecchi cliché. Obiettivo: intercettare la «ricca» Europa e la «nascente» Africa
Da sempre aperta alle migrazioni, accoglie arabi, nordafricani, europei, in un melting pot che mescola e confonde le origini. Marsiglia, ottava tappa del nostro viaggio, è un laboratorio di integrazione a cielo aperto che ora si propone come modello culturale nel Mediterraneo: le iniziative in vista del 2013, quando sarà «Capitale europea della cultura» rappresentano il culmine di un progetto che comprende un’imponente rivoluzione urbanistica. Obiettivo: intercettare la «ricca» Europa e la «nascente» Africa. La città della Legione Straniera e degli intrighi del Vieux Port sta cambiando pelle.
Qual è il limite della nuova Marsiglia? «Diciamo 148 metri», scherza il sindaco Jean-Claude Gaudin. «Qui non si farà come a San Gimignano, dove le famiglie fiorentine hanno gareggiato per costruire la torre più alta. Il palazzo della CmaCgm disegnato da Zaha Hadid segnerà il punto massimo». Siamo ben lontani dal medioevo toscano, sui progetti di Marsiglia futura veglia anche il presidente Sarkozy. Per ora svetta la torre di Hadid, altre opere verranno. E nel contrasto tra l’acciaio della torre e l’oro della duecentesca Madonna della Guardia sta tutto il nuovo corso della capitale della Provenza, città d’atmosfera noir e romantica, ma decisa a cambiare pelle. La statua protegge da secoli il destino dei marinai, amata e rispettata da tutti, cattolici, armeni e musulmani. La Torre è già diventata il nuovo faro. Disegnata come lo svolazzo di un abito da sera, quasi sottolinea che questa città è femmina, mentre insieme ad altre opere di celebri archistar partecipa alla modifica dello skyline. Da un lato il Vieux Port della malavita romantica e degli intrighi del giallista Izzo, dall’altro il futuro waterfront, l’Euromed center di Massimiliano Fuksas, la Torre di Jean Nouvel e via costruendo, in un restyling architettonico-culturale che culmina nelle iniziative legate a Marsiglia Capitale della cultura nel 2013. Un programma di riqualificazione economica, sociale e culturale, il più imponente dell’Europa del sud che trasformerà 400 ettari di quartieri e capannoni industriali, da La Joliette, al nord del Vieux Port, fino a Belle de Mai.

L’ambizione è far passare la zona da un’economia industriale agonizzante a un’economia terziaria, rinforzando l’attrattiva turistica della seconda città di Francia. Addio marinai e fascino maledetto? Può darsi. Ci chiediamo però se Marsiglia sia pronta ai cambiamenti in atto, se il tessuto popolare, quello dell’attore Marcel Pagnol, della pétanque e dell’Olympique riuscirà a digerirne le ambizioni. «Marsiglia si è messa in viaggio» assicura Gaudin, il sindaco. «E i marsigliesi sono gente svelta. La rinascita della Joliette è partita dalla riabilitazione dei Docks, gli ex magazzini portuali ottocenteschi. E andremo avanti, perché vogliamo rinnovare tutti i quartieri». All’esito di questa rivoluzione ci sarà una metropoli che si propone come il grande hub della cultura mediterranea. E dove è chiaro che il figlio del portuale non farà più il portuale. Un concetto chiarito in termini economici dal capo di gabinetto Claude Bertrand: «Tra le due rive del Mediterraneo c’è uno scarto di ricchezza unico al mondo: l’Europa realizza il 2 per cento degli investimenti nel Mediterraneo, mentre Stati Uniti e Giappone investono rispettivamente il 20 e il 25 per cento nel loro Sud. Per ragioni di solidarietà ma anche di sviluppo economico, stiamo cercando di attirare l’Europa ricca per collegarla all’Africa. Gli ingredienti ci sono, deve montare la maionese».

Gli ingredienti, oltre al cambiamento urbanistico, sono la grande capacità di integrazione e la macchina della cultura, che rafforzerà i legami con i territori d’oltremare. Con 180 anni di immigrazione alle spalle, qui c’è un vero know how della convivenza. «Siamo abituati agli stranieri, noi diciamo “l’étranger à la “é” majuscule”» ribadisce il sindaco. «Il melting pot e la nostra eredità culturale sono una forza trascinante; 250 mila musulmani possono essere un problema, ma anche un’opportunità» chiarisce Bertrand. Professionalità, pragmatismo, modernità, altro che Sud tutto improvvisazione.

Verifichiamo il terzo tassello, il progetto culturale, quali carte si giocheranno nel 2013. «Ecco, faccia conto che quello che stiamo preparando è un tempio romano» spiega Bernard Latarjet, ex consigliere di Jack Lang e presidente della Villette di Parigi, reclutato per l’evento del 2013. «Il frontespizio è il Mediterraneo: 200 creazioni di artisti che spazieranno tra musica, teatro, danza, cinema. Poi le colonne: la parte internazionale, che tratterà di relazioni tra Europa e Mediterraneo. E l’altra legata alle tradizioni marsigliesi». Il tutto in un tourbillon di mostre, spettacoli, atelier d’arte. Finora ci sono 400 progetti depositati e molte iniziative sono già avviate. Che la partita culturale sia importante c’è consapevolezza in città. I marsigliesi si «allenano» con una trama fitta di festival di jazz, danza, spettacoli di strada, perché qui l’entertainment popolare è un fattore di coesione. Su un crinale teso che lega bouilliabaisse e progetti visionari, gallerie sofisticate e quartieri che profumano ancora di spezie magrebine, la città è in cammino. Sotto lo sguardo antico della Madonna della Guardia. Accompagnato dal fruscio della torre vestita di vetro.

Link di Riferimento: http://www.corriere.it

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